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Funghi e Fibromialgia

Il 12 maggio è la giornata mondiale dedicata alla fibromialgia; un evento del genere è di grande importanza perchè punta i riflettori su una sindrome ancora relativamente poco conosciuta, poco indagata e contro la quale gli strumenti a disposizione della medicina ufficiale non sono ancora pienamente efficaci


La fibromialgia di solito esordisce nella fascia di età tra i 20 e i 50 anni e colpisce con grande prevalenza le donne; si manifesta con dolori muscolo-scheletrici, rigidità muscolare, affaticamento ed un corollario di altri sintomi, anche psicologici, che complessivamente rischiano di compromettere la qualità della vita del paziente.


Alcuni fattori come lo stress prolungato, una cattiva qualità del sonno, il freddo, l’umidità e la sindrome pre-mestruale possono peggiorare i sintomi.


Si stima che in Italia siano colpite da questa sindrome circa 2 milioni di persone, numeri che aumentano, man mano che la capacità diagnostica della classe medica si perfeziona; nel mondo si parla di una diffusione variabile fra il 3 ed il 5 % della popolazione.

Uno dei primi problemi che deve affrontare chi è colpito da fibromialgia consiste nel trovare uno specialista adatto e preparato sulla materia.

Come diagnosticare la fibromialgia?

In genere la diagnosi viene fatta da un reumatologo o da un neurologo e sempre loro impostano un piano terapeutico.

C’è da aggiungere che non esistono esami di laboratorio o radiologici validati utili per riconoscere la fibromialgia, per cui tutto è nelle mani del medico, della sua esperienza e delle linee guida che man mano si stanno creando sia a livello regionale che nazionale, anche sulla scorta dei criteri diagnostici dettati nel 2010 dall’American College of Rheumatology; tali criteri prevedono che alcuni punti ben precisi risultino dolenti alla digitopressione, che siano presenti affaticamento, disturbi del sonno, disturbi cognitivi e che la sintomatologia persista da almeno 3 mesi.

FIBROMIALGIA: UN PO’ DI STORIA

Il primo medico a studiare la fibromialgia fu il Dr. W.Gowers nel 1904; stabilì che aveva una base infiammatoria e la definì fibrosite.

Da allora sindromi dolorose diversamente denominate ma sostanzialmente sovrapponibili alla fibromialgia sono state descritte da molti studiosi, finché nel 1976 un medico statunitense coniò il termine tuttora in uso.

Gli articoli sulle riviste scientifiche internazionali hanno cominciato ad apparire dagli anni 80 e gradualmente, nel corso degli anni, è aumentata di molto l’attenzione del mondo scientifico.

Nel 1992 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definitivamente inserito la fibromialgia nell’elenco delle patologie riconosciute.

Al momento, in Italia, la sindrome purtroppo non rientra fra quelle croniche che prevedono l’esenzione dal ticket.

FIBROMIALGIA: QUALI SONO LE TERAPIE

Al momento è più corretto parlare di farmaci sintomatici, poiché non esiste una vera e propria cura per sconfiggere la fibromialgia.

Nel corredo delle “armi” utilizzate contro la fibromialgia ricordiamo alcuni antidepressivi (gli stessi usati anche nella cura delle emicranie), inibitori della ricaptazione della serotonina, miorilassanti che hanno il compito di diminuire la rigidità muscolare, analgesici di varia natura, compresi gli oppioidi ed infine antiepilettici.

Naturalmente tutti questi farmaci non vanno assunti con leggerezza ma devono essere eventualmente combinati fra loro e prescritti con attenzione da un medico che abbia il quadro completo della situazione del paziente.

La fibromialgia, proprio per la complessità dei sintomi che presenta, è il classico esempio di problematica che trae grande beneficio da un approccio terapeutico integrato, che affianchi ai farmaci svariate altre tecniche e rimedi.
Terapia comportamentale, tens, agopuntura, massaggi, esercizio fisico moderato ma costante e un’alimentazione sana possono essere tutti strumenti utili a migliorare lo stato del paziente.

Vediamo nel dettaglio, con un’analisi critica, come possono essere d’aiuto.

La terapia comportamentale, così come le tecniche di rilassamento e di training autogeno aiutano a distendere i muscoli e a produrre benefiche endorfine, sono utili a tutti e non hanno effetti collaterali.
La tens è una terapia fisica svolta con appositi strumenti ed attenua i dolori sopratutto in fase acuta, per contro ha un costo abbastanza elevato e non è comunque risolutiva.

FIBROMIALGIA E AGOPUNTURA.

L’agopuntura aiuta a gestire il dolore e a diminuire lo stato infiammatorio; anche in questo caso i costi sono abbastanza importanti poiché sono necessari cicli abbastanza lunghi.

FIBROMIALGIA, I MASSAGGI AIUTANO?


Per quanto riguarda i massaggi i pareri dei pazienti sono discordanti: alcuni lamentano un peggioramento dei sintomi, mentre altri si sentono meglio; in ogni caso è consigliabile rivolgersi ad un fisioterapista esperto che saprà dosare al meglio le manipolazioni e potrà impostare un percorso per migliorare la flessibilità e ridurre le tensioni del paziente.

L’attività fisica è caldamente raccomandata; camminate all’aria aperta, nuoto o ginnastica in piscina, pilates, yoga per 2 o 3 volte a settimana sembrano essere le attività più benefiche.

Al contrario sembra che gli allenamenti intensivi in sala pesi peggiorino la situazione, aumentando lo stato infiammatorio.

FIBROMIALGIA E ALIMENTAZIONE.

Una sana alimentazione è fondamentale per mantenere un buono stato di salute ed è sicuramente utile anche nel paziente fibromialgico; nello specifico alcuni esperti consigliano diete povere o completamente prive di glutine, latte e derivati e solanacee al fine di combattere un’eventuale eccessiva permeabilità intestinale, ma al momento non si tratta di un protocollo validato.

E’ utile sottolineare che alcuni studi dicono che spesso i pazienti fibromialgici hanno anche intolleranze alimentari e disbiosi (alterazione della flora batterica intestinale). E’ sicuramente corretto dire che un’alimentazione il più possibile antinfiammatoria, quindi povera di carni rosse, zuccheri e farine raffinate e ricca di cereali integrali, legumi, pesce, verdure possa essere utile. Si raccomanda comunque di rivolgersi ad un nutrizionista per stabilire con lui una dieta ottimale.

FIBROMIALGIA E FUNGHI.

Un posto di riguardo fra le terapie complementari è sicuramente occupato dai funghi.

In particolare un rigoroso studio condotto in Spagna nel 2015 ha visto come protagoniste 64 donne affette da fibromialgia che hanno assunto un estratto di Ganoderma lucidum per 6 settimane; ebbene, al termine dell’esperimento i principali paramentri fisici, quali resistenza, flessibilità e velocità erano migliorati. I ricercatori hanno concluso che Il Ganoderma può essere un integratore molto utile ad aumentare le performances di persone affette da fibromialgia (qui potete leggere l’intero studio).

Un altro fungo di sicuro interesse che potrebbe lavorare in sinergia con il Ganoderma e il Phellinus Linteus, che è un ottimo antinfiammatorio e antidolorifico naturale.

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